LEGGERE E SCRIVERE – PRIMA PARTE: L’ANALFABETISMO FUNZIONALE

Si dice che uno è analfabeta quando non sa leggere e scrivere.

C’è stato, negli ultimi 70 anni, un grande sforzo a livello mondiale per vincere l’analfabetismo. Nel 1950 il 50% della popolazione mondiale era analfabeta. Oggi, soltanto il 10% è ancora analfabeta. E questa è una grande vittoria.

Ma questa vittoria è accompagnata da ombre, sempre più evidenti: esiste un analfabetismo di ritorno, esiste un analfabetismo funzionale.

Una persona che in teoria sa leggere e scrivere nella pratica non lo fa, non legge più, non scrive più, se gli capita un testo per le mani non lo afferra, se deve esprimersi non sa come fare, se deve fare una somma e non ha la calcolatrice va in tilt.

L’analfabetismo funzionale riguarda in Italia il 50% della popolazione adulta.

Forse ci si dimentica come si legge e come si scrive? No, non è questo il punto. Un analfabeta funzionale è ancora capace di leggere e scrivere, ma semplicemente non lo fa più.

Forse è nauseato dal troppo leggere e scrivere? No, neanche questo è vero. Si diventa analfabeti gradualmente, non è come quando si prende una sbornia.

Forse non era interessato fin dall’inizio a leggere e scrivere? Neanche questo è vero. Quando si comincia si è entusiasti, e poi, un po’ alla volta, si perde la voglia e si abbandona.

Perché si impara a leggere e scrivere? Perché si vuole capire, e si vuole che gli altri capiscano ciò che vogliamo dir loro.

Leggere e scrivere sono delle tecniche. Si imparano delle tecniche per raggiungere un obiettivo. L’obiettivo delle attività di leggere e scrivere è la comprensione.

L’obiettivo finale non è imparare a leggere e scrivere, l’obiettivo finale è capire.

Si impara a leggere e scrivere per poter capire.

Sembra banale, sembra ovvio, ma questo è il dato mancante. E’ il dato mancante dell’istruzione, dell’alfabetizzazione, della cultura, del progresso.

L’interesse principale dell’Uomo è nell’Uomo, non nella tecnica, non nelle macchine, non nei computer, non nell’intelligenza artificiale.

Se si perde questo punto di vista, come sta facendo la nostra civiltà, ne conseguono la civiltà delle macchine e il degrado dell’Uomo.

Per l’appunto quello a cui stiamo assistendo, e di cui l’analfabetismo funzionale è un segno.

Prendiamo ad esempio la lettura e la scrittura. Ci viene insegnato a scrivere le parole, ci vengono insegnate le parti del discorso, le regole di analisi logica, le proposizioni principali e subordinate, e tutte le regole tecniche in cui si forma una frase.

Ma non ci viene insegnato cos’è il pensiero, non ci viene insegnato come si fa a trasferire un pensiero in parole, a trasformare un insieme di parole in un pensiero nella nostra testa.

Ci viene insegnata la tecnica, ma non ci viene insegnato a capire. Questo è il problema fondamentale della grammatica: descrive la lingua, anziché insegnare il processo di codifica del pensiero in parole e di decodifica delle parole in pensiero.

Eppure non sarebbe così complicato.

Anziché mettere l’accento sul fatto che una parola è un nome, o un avverbio, o un pronome, si dovrebbe metterlo su: che cosa significa questa parola? Come la si usa?

Anziché mettere l’accento sulla struttura tecnica di una frase, si dovrebbe metterlo su: qual è il pensiero espresso con con questa frase? Non è l’aspetto tecnico ciò che interessa, è il significato del messaggio, è la comprensione.

Nell’istruzione viene trascurato questo passaggio fondamentale, e ci si ritrova dapprima con una persona che legge come un robot, senza capire, e poi, naturalmente, con una persona che smette di leggere. Questo è l’analfabetismo funzionale, o analfabetismo di ritorno.

Ma in effetti, come funziona la lettura con comprensione?

E’ una lettura in cui, man mano che si legge, si formano nella mente i pensieri, i concetti di ciò che si sta leggendo.

Quando si legge non si pensa alla parte del discorso o al soggetto e complemento oggetto, si pensa alle parole, che sono simboli, concetti elementari, che messi insieme ad altri simboli creano delle scene, delle immagini complete, dei movimenti, degli oggetti.

Questa “magia” è enormemente più potente di quello che ci offre l’universo fisico, questa “magia” ci fa sognare, ci fa vedere ciò di cui i film di fantascienza e le tecnologie più evolute sono capaci di dare solo una flebile idea.

Questa “magia” ci offre la comprensione.
Ma ad una condizione: che capiamo ciò che stiamo leggendo.

Il problema dell’analfabetismo in fin dei conti non è l’incapacità di leggere e scrivere, ma è l’incapacità di capire.